Settimo appuntamento di Tilt con Francesco Rende
Il settimo appuntamento di Tilt “Storytelling e Storyselling” con Francesco Rende è stato un incontro “animato”. Non soltanto per le gif con cui ha lasciato esprimere alle immagini la sua posizione su alcuni concetti chiave, ma per la sua natura di comunicatore cinico-vivace.
Disposto a inoltrarci ai capisaldi di una buona strategia di storytelling, Francesco non nasconde la sua contrarietà di fronte a un termine così abusato. E per questo lo storytelling ce lo fa comprendere attraverso esempi e testimonianze. Rivelando man mano le sue diverse nature e gli ambiti di applicabilità a seconda dei contesti. Così “Papà castoro”, del celebre cartone francese, assume il tono cosentino ed è per dare “ndartiagnu” ai suoi nipotini che racconta loro delle storie. Scampìa si colora di ironia nel musical di Manetti Bros che nella sua parodia fa rivivere il quartiere napoletano e i suoi luoghi comuni.
Dietro una storia ci possono essere versioni diverse, tutto dipende dalla realtà che vogliamo comunicare. Persone, valori, emozioni devono esserne l’essenza sempre. Che essa sia scritta, letta o cantata la forza di una storia è nell’esperienza che può far vivere, nelle immagini che può evocare e nella suggestione che può creare. Milestone da fissare bene in testa, in qualsiasi campo ci troviamo ad operare. Dalla pubblica amministrazione alla musica. Perché optare per un tipo di racconto piuttosto che un altro dipende dall’obiettivo che si vuole raggiungere e dal pubblico che si vuole “colpire”. Target e competitor, altri due concetti chiave su cui Francesco si sofferma più volte. Un piano basato sullo storytelling deve necessariamente ascoltare il pubblico cui si riferisce, non essere autoreferenziale e soprattutto stupire, in qualche modo toccare.
Può farlo un racconto muto di un giornalista della PA che manda in video un scritto ad hoc per incuriosirci e farci riflettere. Può farlo “una bella canzone che narra una storia ed è un capolavoro”, come ci dice in video messaggio Dario Brunori. E tutto ciò che siamo e che facciamo, se sappiamo trasformare i dati in emozioni, come ci insegna Dario Bettini, che ci saluta da Treviso.
E, infine, può farlo un video come quelli che ci presenta Francesco per concludere il nostro pomeriggio. A dimostrazione che messaggi forti, importanti si possono sottintendere dietro l’architettura di un racconto ad arte che riesce, così, a trasmettere la sue finalità, a convincere, strappandoci un sorriso o scuotendoci nel profondo.
Su questo bisogna fare leva per comunicare un progetto, rilanciare un territorio o come nel caso dei nostri eroi urbani, un Quartiere. Senza trascurare il “come” raccontare sè stessi e i propri progetti, argomento del prossimo incontro “Pitch” con Francesca Gargiulo.
Lascia un commento