Bla Bla car e il sogno della sharing economy infranto dalla pandemia
In Italia, più che in altri paesi del mondo, i concetti di condivisione, sharing economy e soprattutto smart mobility, hanno fatto fatica ad insediarsi a pieno. Il paese dell’ospitalità è infatti allo stesso tempo il paese del “non prendere passaggi dagli sconosciuti” e se Milano e Roma hanno fatto la parte delle grandi metropoli, le altre città hanno impiegato molto tempo ad investire ed abituarsi ai mezzi alternativi alla propria macchina, a dotarsi di piste ciclabili, ad incentivare l’arrivo di aziende che potessero offrire il servizio di mezzi condivisi.
E quando sembrava fosse diventato tutto così normale, come spostarsi di città in città prendendo e offrendo passaggi o addirittura pensare ad una logistica per aziende agroalimentari condivisa, ecco arrivare il COVID 19 a rompere tutti gli equilibri sociali ed economici e con essi anche quelli di uno dei settori più in crescita negli ultimi anni, come la mobilità.
Nelle scorse settimane ne abbiamo parlato con Gianluca Tumiatti di Urbi che, ci ha commentato i dati degli ultimi mesi della mobilità sostenibile e ha condiviso con noi un paio di immaginari possibili per il futuro.
Ma partiamo dall’inizio e da cos’è lo smart mobility?
Un modello che ha come obiettivo lo sviluppo sostenibile delle città, che comprende: tecnologia, infrastrutture, soluzioni di mobilità e persone. È una mobilità sicura, flessibile, conveniente e integrata e accessibile a tutti.
Pensiamo a cosa rappresenta il car pooling. Riorganizzare intere aziende: turni, presenze ferie in funzione della mobilità condivisa, cioè del far viaggiare insieme dipendenti che abitano vicini, con conseguente riduzione del traffico, dello smog e delle spese di benzina per i dipendenti stessi. Oppure pensiamo ai milioni di giovani che nelle grandi città oggi non sognano l’auto per la propria indipendenza a spostarsi anche di notte, ma ad un’applicazione con abbonamento mensile ed annuale che gli trova l’auto più giusta e più vicina per l’esigenza del momento senza costi di bollo, assicurazioni, problemi di garage, parcheggio o mille altre cose ancora.
Il COVID ha bloccato l’intelligenza dei trasporti
Ma come dicevamo, andava tutto bene, fino a quando 4 mesi fa il COVID ha dato un brutto pugno a questo settore… spegnendo non solo i mezzi ma la sana regola della condivisione. I dati parlano chiaro: da quando il COVID ha bussato alle nostre porte i trasporti tradizionali e smart sono diminuiti a Milano dell’86%, a Madrid dell’84% e a New York del 54%. All’interno di questo quadro però c’è una differenza tra i vari mezzi, il car sharing per esempio ha subito un calo pari al – 90% (dato di fine aprile fonte Urbi) il bike sharing e il monopattino subiscono un calo inferiore, e diventano probabilemte i mezzi per la ripresa.
La mobilità al chiuso è in questo momento meno sicura, il servizio pullman in tilt con meno posti, più potenziali utenti e più costi di sanificazione. Oggi infatti sarebbe impensabile per molti entrare in una macchina, che per sua natura, è stata utilizzata, da mille altri passeggeri sconosciuti e che in un abitacolo chiuso hanno eventualmente starnutito o anche semplicemente parlato o toccato tante cose. Meglio sicuramente una bici, in cui venir a contatto solo con i manubri e il sellino facilmente igienizzabili prima dell’utilizzo
E infatti le disposizioni del governo vanno verso questo direzione, tant’è che nel decreto aprile sono stati previsti incentivi economici per l’acquisto di tali mezzi. Ma la lentezza ci contraddistingue, mente in città del mondo come Bogotá o a New York i provvedimenti sono stati attuati già durante il picco della pandemia.
Le immagini di fenicotteri che passeggiavano per le strade di Cagliari, le acque cristalline di Venezia e i dati positivi sull’inquinamento, erano fotografie del fatto che l’uomo spesso si appropria di spazio che dovrebbe valorizzare, devastandolo!
La pandemia ci ha fatto riscoprire la bellezza della natura, dei nostri territori e dell’aria pulita…. Ma saremo disposti a stravolgere le nostre vite nel nome di quei valori ritrovati?
Ci dicevamo cambiati, raccontavamo le famiglie ritrovate, la natura riscoperta eppure per noi era chiaro che i cambiamenti non si producono quando si è fermi, ma al contrario quando tutto riparte e si muove. Nel caos miglioriamo non nella tranquillità.
Pertanto è ora il tempo di scegliere se peggiorare, per esempio usando ognuno la propria macchina per paura del Covid o avere paura di disprezzare e rovinare definitivamente il nostro mondo.
E’ tempo di scelte…ma quella più facili si sa spesso non sono quelle più sane e giuste.
E mentre il cittadino sceglie, forse la politica dovrebbe avere la visione e la missione di guidare queste scelte, trovare nuove soluzioni e rendere più facile e conveniente quelle più giuste nel rispetto della qualità della vita di noi presenti e nella garanzia di sognare un futuro!
Il bonus per la bici non può essere solo un modo per comprare il mezzo a due ruote, ma dovrebbe essere un incentivo ad un uso consapevole e sicuro di uno strumento che forse in questo momento può essere motore di quel cambiamento sperato e invocato e cambiare il volto delle città e della nostra partecipazione al bene comune.
Dobbiamo davvero costruire città intelligenti, dove ognuno di noi contribuisce a rendere anche la vita degli altri migliore…ecco perché la mobilità è un nodo cruciale che valorizza una possibilità, quella di trasformare il nostro modo di vivere. Una sana strategia di resilienza urbana deve guidarci a cogliere le nuove opportunità anche quando non sembra che ci siano!
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