Si stava meglio quando si stava peggio
Il cambiamento non porta sempre una crescita ma non c’è crescita senza cambiamento!
Questo è il nostro punto di vista nel leggere e decodificare il mondo attuale….. gli anni della digital trasformation che tanto fanno paura, perchè caratterizzati da robot, social network e intelligenza artificiale e che, a dire di molti, hanno cannibalizzato le nostre anime e i nostri sapori autentici.
Ci siamo chiesti, allora, se veramente “Si stava meglio quando si stava peggio”, se gli anni dei nostri nonni e dei nostri genitori fossero indiscutibilmente migliori e abbiamo riflettuto su quali indicatori potessero fornirci una risposta e quale persone aiutarci in questa analisi.
Sugli indicatori è stato semplice…un piccolo brainstorming tra di noi e voilà ecco la lista delle cose da osservare: salute e sanità, diritti e loro diffusione nel mondo, informazione e formazione, scala sociale, pari opportunità, ambiente, cultura, esperienze, viaggi.
Anche sul chi…nessun dubbio. Molti di noi che frequentano il Talent Garden e il mondo di Goodwill, hanno sentito molto parlare di una giovanissima ragazza, che a 14 anni ha costruito il suo primo robot, che ha studiato al MIT di Boston, che ha viaggiato in tutto il mondo e che è stata costretta a lasciare la scuola perchè troppo rigida e chiusa per comprendere e valorizzare il suo talento. Si, sicuramente Valeria Cagnina, oggi 19 anni, CEO di OFF passion può offrirci un punto di vista autentico e non condizionato sull’atavica questione di come leggere gli ultimi 30 anni della storia del mondo.
Due settimane di studio intenso, di confronto, di ricerca di fonti autorevoli ma anche della percezione del senso comune, per rispondere NO! Noi non crediamo che siano anni bui e di regressione e di certo non è vero che stavano meglio i nostri nonni.
Negli ultimi 30 anni è infatti, migliorata l’aspettativa di vita della maggior parte della popolazione, così come è migliorata l’alfabetizzazione, ridotta la mortalità infantile, aumentato il PIL pro-capite e diminuito la povertà.
Ma pensiamo alle pari opportunità, sebbene la strada sia ancora lunga e tortuosa e nella vita reale sperimentiamo la difficoltà concrete di cambiare paradigmi e visione, nulla è come prima, nulla potrà farci tornare al buio della repressione, dei giudizi indiscutibili, della conquista che donne, omosessuali, immigrati, hanno ottenuto con sangue, lotte e rivoluzioni. Oggi nessuno può sentirsi solo pur anche ancora debba combattere nel proprio nucleo familiare, a lavoro o nel proprio quartiere.
La diffusione di Internet poi è da considerarsi una tra le principali se non la più importante innovazione che ha contribuito notevolmente all’aumento dei diritti fondamentali (tra cui un’informazione più democratica): siamo la prima generazione che agisce via web, che connette persone, idee e risorse per far fronte a sfide semplici o complesse. Partecipiamo in maniera più trasparente e democratica alle decisioni di potere, creiamo formazione e informazione e allo stesso tempo accediamo alle informazioni di tutto il mondo. Scriviamo, capiamo, parliamo molte altre lingue rispetto a quella che ci appartiene per nascita, compariamo sistemi, comunità, mercati differenti, viaggiamo (almeno prima del covid) a prezzi bassi e cercando esperienze diverse per vivere e scoprire i luoghi realmente.
Dall’altra faccia della medaglia non sono pochi neanche gli aspetti negativi dall’aumento delle emissioni di gas serra, alla crescita dei conflitti armati ad una generale insoddisfazione sociale. E se poi guardiamo alla tecnologia e alla rete, si palesano ai nostri occhi, l’incitamento all’odio dei social, le trappole per violenze, il cyberbullismo, il body shaming, il gaming disorder, le fake news….ma come direbbe Alessandro Baricco questo è solo la rappresentazione di una parte del tavolo da gioco che va guardato nell’interezza per coglierne le potenzialità e scorgere un ago della bilancia nettamente pendente verso gli aspetti positivi.
Dal confronto con altri giovani e con le nostre famiglie identifichiamo come aspetto negativo il racconto di un lavoro che non c’è, quel lavoro duraturo, stabile e certo che ha caratterizzato la generazione dei giovani degli anni 50 e 60 e 70. Forse non siamo ben preparati e attrezzati, forse a differenza di altri paesi non riusciamo ad intravedere in questo l’opportunità di sperimentare strade non solcate, non precostituite e di poter sperimentare noi stessi, i nostri talenti e trasformarli in lavori…nuovi, senza una definizione ma capaci di realizzarci.
Se dunque invece che perdere tempo nella caccia dei mostri sconosciuti puntassimo all’alfabetizzazione digitale, alla conoscenza degli strumenti nell’educazione civica digitale, siamo certi che anche gli aspetti negativi, che pur ci sono, potrebbero essere spazzati via e potremmo davvero costruire un nostro futuro e chissà costruire decenni davvero da rimpiangere!
ON AIR la terza puntata del podcast Nessuno diventa eroe da solo con Valeria Cagnina!
Scritto dal team di Ang inRadio Rende – Nessuno diventa eroe da solo
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