I cigni neri e i grandi cambiamenti subiti e sperati
Qualcuno di noi, lo aveva visto già prima del 2020, molti lo hanno scoperto grazie alla puntata di report, altri ne hanno sentito solo parlare… lo speech di Bill Gates durante un Ted Talk del 2015 oggi prende un sapore amaro e non motivazionale come dovrebbe avvenire con i Ted. “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra. Non missili ma microbi“.
Ed è questa tragica profezia che porta moltissimi ad andare contro a chi oggi parla di Corona virus come di un Cigno Nero, così come contrario è lo stesso Nassim Nicholas Taleb, professore di origine libanese, esperto in processi di incertezza e di rischio e che ha ideato la teoria dei Cigni neri.
Ma prima di tutto capiamo cos’è un Cigno Nero?
L’espressione deriva dal libro The Black Swan scritto nel 2007 da Taleb e viene usata per indicare un evento imprevedibile che cambia le convinzioni precedenti, così come accadde nel XIV secolo agli europei , che arrivati in Australia trovarono una baia popolata da cigni neri, animali per loro del tutto sconosciuti e inimmaginabili.
“Prima della scoperta dell’Australia gli abitanti del Vecchio Mondo erano convinti che tutti i cigni fossero bianchi: una convinzione inconfutabile, poiché sembrava pienamente confermata dall’evidenza empirica. L’avvistamento del primo cigno nero può essere stato una sorpresa per alcuni ornitologi (e per altre persone interessate al colore degli uccelli), ma non è questo il punto. La vicenda evidenzia un grave limite del nostro apprendimento basato sulle osservazioni e sull’esperienza, nonché la fragilità della nostra conoscenza. Una sola osservazione può confutare un’asserzione generale ricavata da millenni di avvistamenti di milioni di cigni bianchi. Basta un solo (e, a quanto pare, piuttosto brutto) uccello nero”
Il cigno nero è dunque una metafora utilizzata per rappresentare l’improbabile che governa le nostre vite; un evento raro e imprevedibile, che non rientra nelle normali aspettative e per questo, capace di sconvolgere vite umane ma soprattutto interi sistemi ed intere economie.
Riassumendo i cigni neri sono quegli eventi che racchiudono 3 caratteristiche principali: rarità, grande impatto e prevedibilità solo a posteriori. Gli esempi sono diversi, tra quelli più vicini a noi sicuramente, la diffusione di internet, il crollo di wall street l’attacco alle torre gemelli. Non per forza e non tutti sono eventi negativi, ma sicuramente rappresentano uno sconvolgimento dell’asset esistente.
Cigni neri e Corona virus
Il dibattito tra economisti e filosofi in questi giorni è tutto incentrato sulla prevedibilità o meno del corona virus, caratteristica essenziale per riconoscerlo come cigno nero. Tutti gli scienziati da anni avvertono sulla possibilità dell’espandersi di una pandemia in un mondo fortemente globalizzato e connesso, ma come avviene con le previsioni sulle zone fortemente a rischio di terremoto, nella maggior parte del mondo, il fatto che gli scienziati avvertano non vuol dire che la nostra percezione lo reputi probabile. Sappiamo che il rischio – che suona come una certezza – esiste, che potrà capitare, ma pensiamo che non succederà veramente a noi.
Ed è per questo che, nonostante i rapporti dell’OMS e nonostante l’avvertimento di Bill Gates, nessuno di noi si aspettava veramente nel 2020 di essere governati da un virus che ci costringesse a chiuderci non solo nei nostri confini nazionali, ma addirittura nei nostri quartieri e all’interno delle nostre case, guardando con diffidenza anche il vicino. Non più dunque “mi presti il sale che mi è terminato”…ma isolamento totale di contatto e avvicinamento digitale con tutte le opportunità e i limiti che ne conseguono.
Prevenzione e reazione
Taleb ci porta a riflettere su come nella vita siamo portati a preoccuparci e prepararci ad accadimenti normali e che possiamo controllare quando i cambiamenti significativi che sconvolgono le nostre vite derivano sempre da eventi imprevedibili. Ignorare questo genere di eventi improbabili ci rende vulnerabili. Ma come ci si prepara ad eventi simili?
“(…) Innanzitutto, Madre Natura ama le ridondanze. (…) Noi abbiamo due occhi, due polmoni, due reni (…) e ognuno di noi ha più capacità di quanta ne occorra in circostanze ordinarie. La ridondanza equivale quindi a un’assicurazione, e le apparenti inefficienze sono associate ai costi di mantenere in ordine queste parti di ricambio (…) L’esatto opposto della ridondanza è un’ottimizzazione ingenua. (…) Un economista troverebbeinefficiente mantenere due polmoni e due reni….”
Avremmo forse dovuto investire su migliaia di posti letto in terapia intensiva, sapendo di doverli lasciare vuoti per anni, nell’attesa dell’arrivo di una possibile pandemia? Oppure continuare a produrre mascherine in attesa che gli eventi ci abituassero ad indossarle, capirne l’importanza e soprattutto saperle usare?
Certo i calabresi lo sanno bene, che tra prevedere posti letto in eccesso e mantenere quelli che servono in uno stato dignitoso, risiede la differenza essenziale della nostra paura e che oggi fa registrare una Calabria contenuta nei contagi e più che in altre regioni osservatrice di regole e divieti. I calabresi sanno che prepararsi alla pandemia forse era poco efficiente, ma lottare per la normalità era essenziale e lo diventerà sempre di più. Chissà che non si risvegli una coscienza sociale e una rivoluzione che possa diventare il vero cigno nero di questa storia.
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