Come (non) sopravvivere ai fallimenti
Se state cercando le sette regole per raggiungere velocemente il successo, evitando errori banali e rischiosi o qualsivoglia tipo di fallimento… beh, avete sbagliato blog e forse anche sitoweb. In questo caso, consigliamo anche un libro da leggere.
Se invece vi considerate esseri umani e non supereroi, se al posto del mantello indossate la consapevolezza che sbagliare e fallire sono una costante nelle nostre vite, allora forse siete nel posto giusto e potete leggere le riflessioni che vogliamo condividere.
Scherzi a parte, la verità è che nessuno può esimersi dal leggere questo post perché nessuno è esente dal fallire. Anche più di una volta nella vita. Chiunque, nella propria esperienza di questo mondo qui, ha di certo già fatto i conti con quanto sia facile fare errori e quanto sia difficile accettare prima, e ammettere poi, di aver sbagliato. Da bambine e da bambini (brave e bravi, Ça va sans dire) subiamo una costante incitazione a comportarci bene; in adolescenza perdiamo l’equilibrio a ogni errore. E in adultità la situazione non cambia, piuttosto peggiora. Una scadenza bucata, un investimento sbagliato, un piatto cucinato male o la lite con l’amica o la separazione. Insomma. Nessuno può ritenersi immune al fallimento. Tanto vale imparare a farci i conti, con buona pace delle mine vaganti che siamo.
E dopo questa boccata d’aria e ottimismo, mettetevi comode e comodi, vi conduciamo nella bottega degli errori, ma provando a prendere le giuste misure del fallimento: è importante, necessario, ma non da osannare e inseguire come una divinità greca che dal monte Olimpo tutto può e tutto vede.
Proviamo a dare un’occhiata al fallimento da diverse prospettive e approcci. Dall’importanza di creare un ambiente non ostile alla pedagogia dell’errore. Alla capacità di individuare la giusta prospettiva quando si ha a che fare con la materia del fallire.
Errare è umano, perseverare è diabolico
Mentre per gli anglo – americani, il fallimento viene accolto come un compagno di viaggio indispensabile per ogni traguardo professionale e di vita, qui cerchiamo di non tessere esagerate lodi e virtù del fallimento, pur riconoscendone la necessità. Del resto, in medio virtus stat, narra la saggezza latina. E chi siamo noi per contraddire?
Esaltare il fallimento come se fosse privo di conseguenze e come se fosse una semplice tappa del percorso potrebbe non essere la visione più accurata. Ogni nostra caduta può avere ripercussioni significative sugli altri e sull’ambiente circostante. È essenziale adottare un approccio proattivo: prevenire, studiare, analizzare in profondità e agire. Tuttavia, dovremmo sempre tenere in conto che intraprendere nuove strade comporta rischi, e quindi sbagliare è una possibilità. Ed è proprio nel comprendere profondamente il fallimento che possiamo trarre insegnamenti preziosi. È durante questo momento critico che possiamo individuare ciò che potremmo fare meglio, quali modifiche apportare, come aggiustare il tiro e migliorare nel futuro. O, perché no, virare completamente verso nuove e diverse strade.
Di sogni e di errori
Può esistere un modo di fare le cose e di approcciarsi alla vita che perdona l’errore, ma che non invita a fare salti nel buio, magari senza rete di sicurezza, per costruire percorsi di vita che assomiglino quanto più possibile a quello che siamo. Ne avevamo parlato qui con Andrea Giuliodori, di sogni ed errori.
Sembra quasi una magia, vero? Come se potessimo barcollare lungo la corda del destino senza temere di precipitare nell’abisso dell’inevitabile fallimento. No, non stiamo sposando questa tesi.
Possiamo accettare e accogliere l’errore come parte integrante della nostra esistenza, ma invece di celebrare il successo e idolatrare la persona di successo del momento, dovremmo riflettere sul ruolo dell’errore nel raggiungere l’inflazionato successo. Considerare ogni sbaglio semplicemente come un mezzo per ottenerlo è un’idea sbagliata e inefficace. Sarebbe un gioco di equilibrio sul filo del rasoio senza sapere se dall’altra parte ci attende un trampolino o un precipizio. Meglio, invece, affrontare la realtà con un po’ di pianificazione e consapevolezza, piuttosto che affidarci alla fortuna come se fossimo degli acrobati spaesati e alle prime armi.
Scarpe e nuvole
L’idea di accettare i nostri sbagli può essere come camminare scalzi sui cocci di vetro. L’errore, care lettrici e cari lettori, è molto più di una semplice deviazione dalla perfezione. È un’esperienza che ci educa, che parla di chi siamo e di chi possiamo diventare. Ma come possiamo evolvere se non esploriamo le nostre esperienze con occhi attenti, senza trascurare neanche il più piccolo dettaglio? Dobbiamo ampliare lo sguardo su ogni aspetto dei nostri fallimenti, ad affrontare la realtà con coraggio e a confrontarci con le nostre debolezze senza paura.
Solo così potremo trasformare il cammino tortuoso degli errori in un viaggio di crescita e consapevolezza. Indossiamo le scarpe migliori che abbiamo per le strade accidentate e sterrate, ma fermiamoci spesso a dare le forme più creative alle nuvole. Da sdraiati. Non è così che si osservano le nuvole con occhi nuovi? Pronti a elaborare i nostri errori e a imparare da essi. (Per)donandoci. Eliminando eventuali fallimentari zavorre in favore di nuove prospettive, consapevoli che scendere da ogni tipo di simbolico piedistallo è il primo antidoto contro gli errori.
Nel percorso della crescita personale, spesso ci troviamo di fronte a ombre che proiettano le nostre sfide e i nostri fallimenti. Si dice che l’esperienza sia il nome che diamo ai nostri errori e che lei, l’esperienza, sia l’insegnante più esigente, capace di esaminare attentamente prima di spiegarci la lezione.
In realtà, prendiamoci un momento per riflettere: il fallimento, sebbene a volte visto come la nostra ombra più oscura, non mente mai. Piuttosto, mette in luce le nostre debolezze e ci obbliga ad affrontarle. È proprio attraverso questa consapevolezza del buio che possiamo cercare e trovare luce. Vivere la meravigliosa esperienza del sollievo non è solo il pericolo scampato o l’errore evitato, ma anche la comprensione profonda delle nostre ombre e dei nostri limiti.
E quando diciamo nostri sottintendiamo una questione fondamentale: ogni fallimento è personale. Mai dare spazio a guide blasonate e standardizzate per superare i propri fallimenti. Quel che è difficile da superare è su misura di ognuna e ognuno di noi.
E ancor più rivoluzionario sarebbe se la pedagogia dell’errore fosse la base di ogni nostro apprendimento. Accettare l’errore come un’opportunità di apprendimento e crescita, potrebbe portarci a sviluppare una mentalità più aperta, flessibile e, lasciatecelo dire, anche più felice.
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