Cultural Heritage Matchmaking: youth worker ed economia collaborativa made in Sud
Dal vivo è stata tutta un’altra cosa! Il 28 settembre gli youth worker hanno unito il loro impegno a quello di altre realtà calabresi presenti al workshop sull’economia collaborativa. Imprese sociali, associazioni, aziende che fanno innovazione, che promuovono l’apertura socio-economica, allo scambio e alla cooperazione dando significato alla parola sharing economy.
A dare il via al pomeriggio, Giuseppe Rossi di Spin il consorzio di Ricerca, Innovazione e trasferimento tecnologico dell’Università della Calabria. Co-organizzatore dell’evento e partner del progetto europeo SharEEN sulle opportunità della sharing economy per le imprese, Giuseppe Rossi ha sottolineato l’importanza di trovarsi, conoscersi e confrontarsi sul terreno comune dell’economia collaborativa. Un’economia che, come ribadito dai nostri Youth Worker si nutre di scambio, di collaborazione, prende energia dal digitale e ha bisogno di un’etica allo stesso modo individuale e collettiva. Queste le basi dell’economia collaborativa confermate anche da Marta Mainieri di Collaboriamo, in collegamento da Milano. Vedere gli youth Worker partecipare con fervore a un dibattito così delicato, che può generare legami forti tra community esistenti, ci fa scommettere che saranno loro, un domani non lontano, a creare nuove community, a promuovere nuove reti e connessioni. Così come con le loro imprese e la loro storia familiare e aziendale stanno facendo da qualche anno Samuele Furfaro di Macingo e Stefano Caccavari di Mulinum.
Abbiamo ascoltato anche loro e il loro racconto ci ha appassionato. Stefano e Samuele sono figli di Calabria, che vivono in Calabria, che lavorano in Calabria. Contribuiscono a far girare l’economia e hanno saputo tracciare un futuro che è destinato a coinvolgere sempre più persone, formare comunità per riunirle intorno a una new economy. Il loro esempio è forte e il loro modello di business altrettanto. Tra il pubblico sentiamo anche la voce di chi, invece, di ostacoli ne incontra ogni giorno per rimanere in Calabria. Imprese che, tuttavia, non si sono arrese. Come i soci di EcoBelmonte che hanno cercato un modo per valorizzare un luogo, Belmonte Calabro, realizzando una nuova forma di ospitalità: l’albergo diffuso che mette al centro gli itinerari poco battuti del piccolo centro storico per farne conoscere e apprezzare le bellezze. Senza conoscenza non si va da nessuna parte! Questi i presupposti dell’App Sensappzionale, nel pubblico Francesco Paradiso, uno dei suoi founder ce ne spiega l’essenza: condurre alla scoperta dei luoghi da amare di Calabria.
Il dibattito che ha scandito l’intero pomeriggio di venerdì ha costruito le basi per nuove contaminazioni e collaborazioni. Per una worknet come l’ha definita Gennaro Di Cello di Entopan, che accompagna le aziende alla Digital Transformation. Nell economia collaborativa si dovrebbe ribaltare il concetto di network capovolgendolo in worknet. Di Cello ha presentato la call “Innovare in Rete”, un progetto in collaborazione con Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Giacomo Brodolini e Banca Etica per la selezione di progetti di innovazione.
In questo scenario gli hub creativi svolgono un ruolo fondamentale. Lo abbiamo visto grazie a Luca Tesauro e Raffaele Vitulli che hanno raccontato l’esperienza rispettivamente di Giffoni Innovation Hub e Materahub e il loro lavoro con le imprese creative. L’importanza degli hub non è legata soltanto alla nascita di imprese culturali, ma il loro valore è da riconoscersi nel collegamento tra i vari business e al supporto delle comunità locali, per le quali generano ricchezza in termini di connessioni e confronto.
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