Mario Tozzi: l’uomo di scienza e la sua anima rock
L’uomo di scienza e la sua anima rock, in 19 minuti, ci consegnano una serie di frecce direzionali importanti. Mario Tozzi, che legge i saggi più velocemente dei romanzi, lui che i sapiens da sempre li studia e li racconta, sembra sedersi dalla parte dei giovani e con loro, dal vivo, forse, intonerebbe anche Stairway to heaven, dei Led Zeppelin. Tozzi è un noto geologo, primo ricercatore del CNR, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo e possiede la capacità di spiegare in modo semplice questioni molto complicate.
Con l’uomo di scienza e con la sua anima rock abbiamo parlato di educazione non formale.
Nei panni di un giovane, esercizio di empatia
Quando gli chiediamo quale mondo stiamo costruendo assieme ai giovani, Mario Tozzi sembra rammaricato nel rispondere con una sola parola: niente! Perché viviamo un gap generazionale che si allarga costantemente e “una comunicazione sempre più impicciata e difficile”. Anche per questo il geologo, immaginando di essere un giovane che vuole instaurare un rapporto profondo con ciò che lo circonda, inizierebbe dall’osservazione di quello che non lo soddisfa, per poi cercare chi sente le stesse fatiche quotidiane e insieme creare spazi e modalità di confronto. Se per esempio si vive in una città: non ci si muove bene, non si hanno spazi verdi e si respira male; nelle relazioni sociali si è mediati da uno schermo, invece di viverle in tre dimensioni percependo odori e sapori. Tutto questo non è soddisfacente. Perciò la modalità sana suggerita da Mario Tozzi è vedersi a casa, riunirsi, creando veri e propri gruppi di lavoro, al di là del divertimento che deve esserci. E poi c’è il rock degli anni ‘70 e ‘80, quello statunitense e inglese funzionano sempre. Una su tutte, appunto, Stairway to heaven di Jimmy Page e Robert Plant, che suo figlio suona con la chitarra.
E il rapporto tra giovani e ambiente?
“Non sono particolarmente severo con i ragazzi di ultima generazione, quando sporcano qualcosa di facilmente lavabile ci dicono che ci preoccupiamo molto di cose effimere, ma non dello sfregio permanente inflitto al mondo naturale”. Così, Mario Tozzi, ci racconta di comprendere i giovani attivisti e il loro malcontento espresso con azioni dimostrative e creative, sebbene la modalità non sia la sua perché mai farebbe una cosa simile.
E i social media? Solo You Tube
Se l’uomo di scienza con i giovani attivisti è comprensivo, diventa meno possibilista riguardo all’edutainment tramite i social media; “Solo su youtube è possibile trovare qualcosa che diverti e informi allo stesso tempo”. In questo mondo qui, fatto di comunicazioni e mezzi di comunicazione iperveloci, l’approccio alla conoscenza sembra aver avuto la peggio. Sulla ricerca approfondita, infatti, prevale quella che Mario Tozzi chiama modalità surfing e quindi del vedere i nodi dall’alto senza provare a scioglierli: il primo sito che compare dopo una ricerca su google per esempio, è solo il più cliccato quasi mai è quello più autorevole. E proprio l’autorevolezza della fonte, invece, andrebbe sempre cercata. Per la preparazione di una torta al cioccolato passi, al massimo ha un cattivo sapore, per le poesie di Jacques Prévert crea già più problemi, ma se devo costruire un ponte allora la questione è seria.
Scuola italiana, programmi vecchi e professori da formare
Per una scuola italiana a misura di giovani, bisogna cambiare gli edifici non sicuri, tanto per iniziare. Programmi (indicazioni nazionali dal 2012, ndr) cervellotici, corpo insegnante non preparato come dovrebbe, soprattutto nelle materie scientifiche, libri di testo rimasti indietro o falsamente avanti. Revisionare ognuna di queste cose è quello che farebbe Mario Tozzi se domani dovesse iniziare a riformare la scuola italiana. E poi tutto dipende anche dal messaggero: ci vorrebbe un insegnante valido come quello dell’attimo fuggente che faccia strappare a studenti e studentesse le pagine dei libri. E a proposito di docenti si esprime su coloro che optano per l’insegnamento come seconda scelta e in un secondo momento della vita: “Tanta buona volontà, spesso una competenza specifica importante che porta qualcosa di vantaggioso in quel piccolo settore, ma noi andiamo sempre di più verso un sapere interdisciplinare e perciò non la trovo una soluzione convincente”. Sulla scuola italiana e sulle modalità di insegnamento Mario Tozzi ha raccontato molto: di gerarchia della memoria e di eventi da organizzare, delle differenze con il suo tempo e, dati alla mano, richiama l’attenzione su una riflessione da fare riguardo all’uso dei computer a scuola. Anche se – afferma – “Non si può pretendere una rivoluzione basale di un sistema che fino a qualche tempo fa ha comunque funzionato. E oltretutto l’apprendimento prende strade che non sono facilmente codificabili a scuola”.
Ecco intervista completa…buona visione!
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