Orientamento, quando disorienta?
Benvenute e benvenuti in un breve viaggio di esplorazione dell’orientamento, dove la domanda Cosa orienta davvero?, è l’incantesimo più potente del repertorio educativo. Eppure la percezione attuale sembra suggerire che l’orientamento scolastico sia equiparabile a una richiesta da parte delle giovani e dei giovani di scattare una fotografia al mondo del lavoro, ma ciò che a volte viene loro consegnato è un selfie di chi è dietro l’obiettivo, che rimane sempre un solo punto di vista.
Così, in questo post blog, tuffiamo la nostra bacchetta magica nei meandri dell’orientamento scolastico, scoprendo che, a volte o spesso, ciò che dovrebbe indirizzare e chiarire è un po’ fumo e specchi.
Con questo articolo proveremo a condividere quello che noi avremmo voluto sapere durante gli anni di scelte decisive e che, invece, abbiamo imparato in vent’anni di esperienza lavorativa e, soprattutto, di confronto con genitori e docenti, con ragazzi e ragazze.
Partiamo dal presupposto che l’orientamento dovrebbe consegnare frecce direzionali per il futuro professionale. Ma quanto sono affidabili queste frecce? Potrebbe essere più utile se venisse fornito un manuale di istruzioni o, meglio ancora, una mappa del tesoro che indica dove si trova la felicità?
Tra scelte generazionali e identità personale
Sproniamo le nostre ragazze e i nostri ragazzi verso un turbine di attività: piscina, violino, calcio, danza, canto, e poi il Pon, il sotto Pon, il PNNR e così via… ma quante volte ci chiediamo se li stiamo davvero incoraggiando a scoprire loro stessi? Vogliamo stimolare una riflessione su questo perché crediamo che miliardi di attività potrebbero rubare spazio e tempo alla loro personale esplorazione. Si corre il rischio di tracciare una strada definita in cui invece di trovare indicazioni valide, ci si possa perdere o, peggio, accettare passivamente ciò che non li appaga veramente, rischiando di unirsi al gruppo dei loro coetanei che optano per l’inerzia decisionale, solo per trovarsi, in un futuro non troppo lontano, anche loro adulti in preda alla confusione.
L’orientamento, dentro e fuori le Istituzioni, non è solo una questione di carriera, ma di identità e di scoperta di sé. E nel vecchio stile, si sottintende un concetto di supporto al saper vivere che, in realtà, con il supporto ha poco a che vedere.
Chi tra di noi è degli anni ‘80 – ricordiamo bene – al compimento del tanto desiderato diciottesimo anno di età, in fibrillazione per la conquista dell’illusoria libertà universitaria o lavorativa, nella maggior parte dei casi, sceglieva un percorso con poca consapevolezza delle mille sfaccettature del mondo. E forse anche la generazione anni ‘90 ha avuto (e ha) le sue fatiche mistiche prima di far proprio il concetto di libertà di scegliere chi si vuol essere e non cosa si vuol fare.
E la normativa sull’orientamento scolastico?
Il recente decreto sulle Linee Guida per l’orientamento Introduce con enfasi l’obbligo di seguire delle linee guida mirabolanti con il compito di trasformare il sistema educativo in un’opera d’arte, il tutto grazie al famoso Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Questo piano, vuole portarci verso un mondo dove le studentesse e gli studenti vengono finalmente riconosciuti per ciò che sono: individui pieni di talento, attitudine e, naturalmente, merito. Sembra quasi che il nostro sistema scolastico si sia svegliato da un lungo sonno e abbia finalmente deciso di adottare un approccio più personalizzato. Ma, aspettate un attimo, non dovrebbe essere stato sempre così? Lo sanno bene i docenti supereroi del quotidiano che passano nove mesi all’anno tra le mura scolastiche. Dopotutto, sono loro che conoscono davvero le studentesse e gli studenti, non solo formalmente ma anche nelle loro aspirazioni più profonde. E sanno anche molto bene che loro da soli, come unico esempio, non bastano.
In un panorama educativo in continua evoluzione, le leggi nazionali e internazionali sull’orientamento scolastico dovrebbero essere la nostra bussola, giusto per non perderci nel mare dei cambiamenti educativi. È solo che, beh, sembra sempre che queste leggi arrivino un po’ in ritardo rispetto all’evoluzione del mondo reale, no?
Al di là del Curriculum, il ruolo chiave di contesti e relazioni
Capire chi si vuole essere oggi e chi si vuol diventare domani, prima ancora di scegliere che mestiere si vuole fare è la base sicura di uno sviluppo identitario sano che permette costantemente, nel rispetto dei tempi di ognuno, di scoprire i sempre nuovi e diversi livelli di sé.
Immaginiamo di essere in una sorta di viaggio epico attraverso il labirinto della vita, dove il nostro GPS interiore chiede di stabilire il destino finale prima ancora di sapere chi sei veramente. Capire chi si vuole essere oggi e chi si vuol diventare domani, diciamocelo, sembra una missione impossibile quando non sappiamo nemmeno cosa preferiamo per colazione. È un po’ come giocare a nascondino con il proprio io interiore: capita di trovarlo subito o può volerci una vita intera. E cosa supporta realmente le studentesse e gli studenti a orientarsi, nonostante le centinaia di volte in cui accade di perdersi?
Siamo abituati e abituate a pensare che l’istruzione rende libere e liberi, pertanto potrebbe essere la chiave per orientarci. E di fatto è così. Ma a quale tipo di istruzione facciamo riferimento? Quanti di noi guardano con occhio sospetto quelle amiche e quegli amici che sembrano inghiottire libri a palate, solo per lasciarli sprofondare nel dimenticatoio? Che fine fanno davvero tutte quelle parole stampate? Proviamo spaesamento di fronte a conversazioni con poca aderenza alla realtà del nostro mondo in continua evoluzione. La connessione tra istruzione e libertà? È vero, esiste, ma non è granitica, e può benissimo dipendere, anche in misura molto accentuata, da altri fattori.
I fattori a cui facciamo riferimento, rispetto ai quali, a volte, non basta una vita per definirsi istruite e istruiti sono legati alla capacità di leggere i contesti, di sapere gestire in maniera costruttiva e migliorativa i conflitti, di riuscire a circondarsi di relazioni di valore. Tutto questo, assieme all’istruzione, conduce a quanto di più vicino ci sia alla vera libertà individuale. Altrimenti, è un po’ come spruzzare il deodorante in una stanza chiusa e maleodorante, può funzionare, ma sarebbe molto meglio far entrare prima aria pulita.
Il rovescio della medaglia? Un’illusione di libertà, o addirittura forme di illibertà, dove non possiamo scegliere veramente chi vogliamo essere.
La verità, vi spieghiamo, sull’orientamento scolastico
La cosa più vera che pensiamo sia giusto condividere è che non esistono leggi scolpite nella pietra e verità indiscutibili quando parliamo di Orientamento scolastico. L’approccio di Goodwill vuole ribaltare quello tradizionale legato alla domanda: Che lavoro vuoi fare da grande?, mettendo al centro il Chi voglio essere oggi e chi voglio diventare domani?
E già, perché non è che sia proprio una gioia travolgente pensare di essere definite e definiti esclusivamente dalle nostre imprese lavorative e dai traguardi raggiunti. Di gioioso e travolgente c’è poco! E di fronte al nostro quesito filosofico preferito – così profondo che potrebbe fare impallidire persino Socrate – Come diventare una persona di successo?, invece di fornire una ricetta standardizzata per traguardi canonici, proviamo a incoraggiare la riflessione sulla parola persona. Sì, per quale motivo dovremmo seguire strade stracciate quando possiamo piuttosto essere noi stessi? E poi: che cos’è esattamente il successo? E come lo misuriamo? Noi pensiamo sia un po’ come un abito su misura: potrebbe stare benissimo a una persona, ma sembrare ridicolo su altre dieci. E quindi ci troviamo a rispondere alle domande con altre domande, convinte che l’unico senso possibile sia un non declinabile invito all’essere, molto prima che al diventare.
Chi siamo oggi e chi vogliamo essere domani?
Cari genitori e cari docenti, suggerire di orientare le nuove generazioni in un modo diverso da quello che è stato utilizzato con noi, a volte forse può essere di disturbo.
E prendendo in prestito le parole di Stefania Andreoli, ci permettiamo di ricordare che solo i rapporti deboli non vengono messi mai alla prova, per il timore si frantumino in mille pezzi. Per questo, vi invitiamo a non aver timore alcuno della ribellione delle vostre figlie e dei vostri figli, a non fidarvi di un orientamento scolastico per genitori che non capovolga il tavolo e che, ammettiamolo, a volte fa sbadigliare persino voi, prima di annoiare e stressare le giovani e i giovani.
Nel mondo dell’orientamento, dove i quesiti sono tanti e le risposte… beh, spesso ci mancano, scoprire se stesse e se stessi prima di scegliere una carriera è fondamentale per uno sviluppo identitario solido e sano. È un concetto semplice, ma spesso trascurato nell’ambito dell’individuazione professionale. Invece di concentrarsi solo su cosa e su come diventare una persona di successo, è necessario mettere al centro del processo decisionale il Cosa ci fa stare bene?, dovrebbe essere il fulcro di ogni percorso di orientamento perché offre una prospettiva più profonda e significativa per affrontare le scelte future.
Perché, alla fine, capire se stessi è il primo passo verso una vita a misura di chi la vive. E tutto il resto, dopo, è meno difficile e sofferto.
E per voi, cosa vuol dire Orientamento?
Ecco cosa abbiamo letto prima di scrivere questo post blog:
- Riforma Orientamento
- Decreto del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca
- Linee Guida per l’Orientamento
(esclusi i molti anni di formazione, ça va sans dire)
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