Sharing economy
Mettiamo il caso che stiate pensando alle vostre vacanze, che i vostri amici stiano facendo programmi extra lusso con rispettivi partner e che voi non abbiate la possibilità economica né la voglia di partire facendo vacanze prestabilite ed eccessivamente costose.
A questo punto decidete di iscrivervi a una piattaforma, Work away, dove in cambio di qualche ora di lavoro al giorno potrete trovare ospitalità gratuita in quasi tutte le parti del mondo. Vi sono sistemazioni di ogni tipo, dalle fattorie del Portogallo agli ostelli di Marrakesch; il concetto è semplice: voi mettete a disposizione il vostro tempo, raccogliendo mele o lavorando alla reception di un ostello, ricevendo in cambio vitto alloggio, compagnia e qualche dritta sul luogo.
Se poi di faticare in vacanza non ne avete proprio voglia, allora potete trovare una sistemazione su Airb&b, una piattaforma in cui avrete modo di scegliere fra varie abitazioni messe a disposizione da privati a prezzi nettamente inferiori rispetto a quelli offerti dal settore alberghiero. Se siete fortunati il padrone di casa preparerà per voi la colazione e vi spiegherà come girovagare per la città senza cadere nei soliti giri turistici. Se poi mangiare in solitaria vi rattristisce allora basta collegarsi su Gnammo o Vizeat, piattaforme di social eating dove troverete, in qualsiasi posto siate, chi cucinerà per voi piatti tradizionali e vi accoglierà a casa propria.
Per arrivare al luogo di destinazione o per spostarvi da un punto ad un altro decidete di utilizzare Blablacar, condividendo il vostro viaggio con altre persone. Scesi dalla macchina vi viene chiesto in cambio di lasciare un feedback positivo al conducente con cui avete viaggiato.Di cosa stiamo parlando? Di sharing economy, termine diventato di uso corrente ma di cui molti disconoscono il vero significato.
Sharing economy significa testualmente “economia della condivisione” ed è una tendenza che sta prendendo sempre più piede fino a diventare mainstream negli ultimi anni, un vero e proprio modello economico alternativo rispetto a quello capitalistico basato sulla condivisione di bene e servizi peer to peer attraverso community on line.
Un fenomeno che ha assunto dimensioni tali da interessare studiosi di economia, università, grandi magazine: “il 2016 è l’anno della sharing economy” intitolava Wired alla fine del 2015, anche se noi di Goodwill lo dicevamo già in tempi insospettabili, dal 2011 per l’esattezza, chiamandola col termine personalissimo e, a nostro avviso più romantico, di “economia del noi”.
Già all’epoca dichiaravamo di come fosse ormai anacronistico continuare a parlare di primo piuttosto che di secondo settore in economia ma bisognasse spingersi verso le frontiere dello sharing nel turismo, nella cultura così come nella formazione.
Ad oggi possiamo affermare che avevamo ragione e a darne conferma sono i numeri: Airb&b è stato utilizzato nel 2015 da 30 milioni di persone, l’equivalente di metà della popolazione italiana in pratica ha usufruito di case altrui per le proprie vacanze.
Airb&b e Blablacar da piccole start up sono diventate grandi multinazionali con sedi in diversi paesi, quotate in borsa e continuano a crescere. Il numero di utenti delle più popolari forme di economia della condivisione è aumentata del 150%, ogni anno sempre più persone dichiarano di aver usufruito di servizi sharing.
La sharing economy o access economy, come la chiamano alcuni, predilige l’accesso condiviso a beni e servizi piuttosto che la tradizionale proprietà, accesso che nasce ed a sua volta contribuisce alla nascita di relazioni. Perché l’aspetto importante di quest’alternativa economica è che ha una forte dimensione relazionale, di condivisione appunto.
Tutti gli studiosi concordano sul fatto che la sharing economy di fatto non sia altro che una reazione alla crisi economica degli ultimi anni per cui ci si è resi conto che il modello economico corrente di fatto non è più sostenibile o perlomeno non lo è per tutti e da lì si è partiti per reinventarsi.
Perché di questo si tratta; a ben vedere infatti, di nuovo nella sharing economy c’è ben poco. Chi è che non ha mai condiviso la macchina del padre di una compagna per arrivare a scuola, chi non ha mai preso in prestito l’appartamento di amici per un po’? La novità sta nell’utilizzo delle nuove tecnologie per avvicinare persone che non si conoscono e quindi nel superamento della rete tradizionale e l’approdo nelle community on line.
Condivisione quindi fa rima con innovazione; coloro che hanno ideato e continuano a farlo piattaforme di promozione della sharing economy, sono anche degli innovatori perché innovano e ripensano le modalità d’accesso alla luce delle più moderne tecnologie.
Per una volta ci piace essere autocelebrative e dire “ve l’avevamo detto!!”
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