Smart working: tutto è piu semplice?
In questo momento smart working rappresenta la parola magica che sistema tutto, quasi un modo per dire: bloccati in casa ma in modalità Smart working e tutto è più semplice! La confusione, però, sulle parole è tanta senza pensare che spesso definiscono non solo un mood, ma possibilità e scelte. Ecco perché è necessario fare chiarezza su alcuni concetti per definire bene come vogliamo lavorare: da remoto, in modalità smart o flessibile?
Remote working
Significa lavorare in un luogo diverso dall’ufficio, da remoto appunto. Da casa, da un coworking, dalla caffetteria, l’importante è avere il supporto della tecnologia e dei diversi strumenti che permettono di confrontarci con colleghi o clienti. Dal concetto di remote working nascono anche quello che è in Italia è definito telelavoro cioè mobile working e home working.
Flexible Working
Lavoro in modo flessibile significa coniugare esigenze lavorative e personali, perchè flessibile sarà:
- l’orario di lavoro (entrata e uscita), i giorni (part time o full time)
- il luogo: da casa, in un coworking, in un hub
- il contratto di lavoro
- le mansioni
Smart working
Le definizioni sono tante, troppe.. Anche chi lo vive lo definisce, spesso erroneamente.
Lo smart working è un approccio all’organizzazione del lavoro che mira a incrementare l’efficienza e l’efficacia nel raggiungimento dei risultati di lavoro attraverso una combinazione di flessibilità, autonomia e collaborazione, in parallelo con l’ottimizzazione degli strumenti e degli ambienti di lavoro per i dipendenti (CIPD).
Un metodo dunque di lavoro per obiettivo non legato al numero di ore, mirato alla massima conciliazione tra vita professionale e personale e che riorganizza l’intero asset aziendale puntando sulla massima fiducia nei rapporti orizzontali e verticali all’interno dell’azienda.
Smart working e donne
Il dubbio che ci viene pensando allo smart working al femminile è che questa modalità possa essere scambiata/usata per “sistemare” la situazione delle donne!
Se diviene dunque uno strumento per conciliare la famiglia e il lavoro ghettizzato alle donne, quasi ad avallare il principio che sia tutto di sua competenza, allora forse non abbiamo capito realmente cosa significa!
Lo smart working non deve essere concesso prima alle mamme ( come afferma legge 81 che è stata introdotta con l’ultima legge di Bilancio) perchè questo trasforma una possibilità in nuove frustrazioni, e da smart il lavoro diventa extreme!
Se poi osserviamo ben da vicino lo smart working o meglio home working nel tempo del Coronavirus ecco che le cose si complicano ulteriormente: due genitori che devono lavorare; figli da curare, intrattenere, salvaguardare; lavori domestici… ed ecco che, se le famiglie non hanno lavorato sui loro equilibri, le donne rischiano di scoppiare, aggiungendo questo stress alla frustrazione e paure legate al momento e alle solitudini.
Questo nonostante le donne abbiano un approccio più propositivo e risolutivo alle crisi ed in questa particolare situazione inoltre risultino fortemente immunizzate e quindi meno colpite dal punto di vista della salute.
Lo smart working dunque ancor più delle donne deve trovare nei tempi futuri una possibilità di empowerment e di networking. Non telelavoro e isolamento, ma lavoro agile, in piena autonomia e flessibilità di orari possibilmente in coworking o hub dove il confronto e lo scambio continuo siano occasione di crescita personale e professionale.
Il nostro punto di vista
Dietro un concetto si nascondono sempre interpretazioni diverse, e diverse sono anche le opinioni che nascono.
Lo Smart Working per noi è una possiblità, una nuova visione di lavoro e di organizzazione aziendale. Non la panacea dei problemi, ma un’opportunità per aziende e dipendenti. Abbattimento dei costi, più soddisfazione dei dipendenti, più efficienza lavorativa.
Una scelta che pone al centro la persona e la sua responsabilità, dove il luogo di lavoro diventa ancora più importante di prima e la tecnologia facilita il processo.
Lavorare in modalità smart dopo questa emergenza, cambierà i ritmi lavorativi. Non sarà fare a distanza le stesse cose ma creare nuove modalità, reinventare la routine lavorativa, la comunicazione, la pianificazione e la trasparenza.
La scelta dunque non dovrebbe essere quella di eliminare le sedi di lavoro, ma di organizzare al meglio lo smart working, miscelando presenza e lavoro da remoto. La giusta alternanza infatti garantirebbe, nella parte da remoto la flessibilità, autonomia e fiducia a cui ogni dipendente aspira, e nella presenza il sentirsi parte di un team, cogliere il quadro d’insieme che spesso da remoto si perde, e tutto quello di informale che in un’azienda passa durante le pause caffè, le risate, lo scambio di confidenze e confronto. Il lavoro ricordiamocelo non è una mera esecuzione di compito ma momento di crescita personale per ciascuno di noi.
Il futuro sarà diverso da come l’abbiamo immaginato, forse, ma le sfide vanno trasformate in opportunità anche in modalità smart!
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