UX designer: 150.000 posizioni aperte!
Solitamente, quando si parla o si scrive, la semplicità dovrebbe farla da padrona, immaginando nostra nonna a dover ascoltare o leggere. Beh, noi ci abbiamo provato, ma “all’inglese non si comanda!” Pertanto, perdonateci per i termini tecnici disseminati qua e la.
“Da grande voglio fare lo UX designer.”. Sareste felici se un giorno vostro figlio o figlia vi dicesse così?
Vediamo insieme chi è e cosa fa un UX designer.
Immaginate un architetto che progetta non solo l’aspetto estetico di un edificio, ma anche il modo in cui le persone lo vivranno. Allo stesso modo, lo user experience designer si occupa di ideare e progettare un servizio web, un prodotto o un software concentrandosi sull’utente, ossia l’utilizzatore finale, con l’obiettivo di renderlo sempre più soddisfatto e fidelizzato.
Oggi, il valore aggiunto di un’azienda, ciò che la differenzia, oltre alla qualità del prodotto e/o del servizio, è proprio l’esperienza d’interazione.
A parità di tipo di prodotto o servizio offerto, infatti, ciò che determina il successo di un prodotto sono le emozioni che una persona riesce a ricavarne. Vi è mai capitato di pensare che servizi, siti, app, software corrispondessero esattamente a quello che desideravate in quel momento? Quasi come se vi avessero letto nel pensiero.
Studiando i bisogni dei consumatori, partendo dalle culture, dalle sensibilità dalle capacità di cui sono portatori, attraverso vari strumenti quali, ad esempio, le analisi statistiche o i test di usabilità, lo UX designer si pone come un ponte tra i bisogni dell’azienda e quelli dell’utente.
Un aspetto chiave per capire l’importanza della UX experience è il celebre titolo del libro di Steve Krug “Don’t make me think”. Un’interfaccia non deve, cioè, costringere a pensare e affinché questo accada deve essere ben progettata ed organizzata.
Ma come si diventa UX designer? Scopriamolo con la storia di Simone Giomi, user experience designer e usability specialist.
Dopo aver studiato comunicazione all’Università di Siena con l’obiettivo di diventare un esperto di mass media, marketing e pubblicità, specializzandosi in interaction e user-centred design, si trasferisce a Milano ed inizia a lavorare come interaction designer in Assist Spa, una della prime agenzie italiane focalizzate sulla user experience. Nel 2011 ritorna in Toscana iniziando la sua avventura da freelance e docente di UX e usabilità. L’esperto di user experience, dice, non è un tecnologo o un appassionato di informatica, ma un attento osservatore e ascoltatore del modo di comportarsi delle persone. “Conoscete qualcosa di più affascinante?” scrive sul web.
Secondo uno studio condotto dal Design Management Institute, Apple, Coca Cola, IBM, Nike, Starbucks, Pinterest e Airbnb hanno fatto della User Experience il cavallo di battaglia del proprio successo.
In Italia, si stima che nel solo 2015 siano state aperte circa 150.000 posizioni in ambito UX design, destinate, ovviamente, a crescere, in un mercato in continua evoluzione, sempre più illuminato da una nuova luce, quella digitale.
Quindi, se oggi o domani, doveste sentire quella frase, non allarmatevi; anzi, siatene felici.
“La semplificazione è il segno dell’intelligenza. Complicare è facile, semplificare è difficile.” (Bruno Munari)
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