“Voglio essere felice” – Emilio Casalini racconta il suo sogno
“Racconto di persone che realizzano sogni, ma è esattamente quello che ho fatto io: ho realizzato un sogno”. Questa è la storia di Emilio Casalini: inizia giovanissimo come inviato a Sarajevo per un giornale veneto, prosegue come giornalista d’inchiesta lavorando anche per Report fino al 2017, quando poi decide di seguire e, a volte, inseguire, la sua visione del mondo per raccontare la bellezza italiana. Un e-book, progetti con le scuole e i Comuni italiani, un libro e stasera in prima serata su Rai3, alle 20:15, l’ultima puntata della terza stagione del suo programma televisivo Generazione Bellezza .
Sogni grandi, ostacoli grandi
Sembra facile, visto da fuori: un giornalista che lavora per il servizio pubblico nazionale, con uno dei più famosi programmi d’inchiesta televisivi, a un certo punto si chiede cosa vuole davvero, cosa lo fa sentire se stesso e da un giorno all’altro si trova con il suo sogno infiocchettato, luccicante e realizzato. In realtà, in mezzo c’è sempre la vita e che Emilio avrebbe concretizzato il suo progetto mica era scontato. Un cambio professionale spaventa chiunque, soprattutto se il punto raggiunto fino a quel momento è proprio quello che volevi raggiungere. “Era un percorso completamente diverso, non sapevo se avrei avuto un programma televisivo”, confessa Emilio e racconta di essere partito da un grande foglio bianco – letteralmente – con al centro i suoi primi pensieri raccolti nel piccolo e-book Fondata sulla Bellezza. Era una mappa disordinata con tutti i possibili tragitti in cui quel libricino poteva trasformarsi.
Ci sono stati tantissimi ostacoli, aggiunge Emilio Casalini: “Continuo a fare sbagli, anche pesanti a volte, ma mi sono detto che se voglio qualcosa di grande, grande per me e che mi faccia stare bene, il prezzo che sono disposto a pagare ci sta che sia alto e lo pago ogni volta con il sorriso”.
Nelle scuole si valorizzano i talenti?
Sin dal primo momento, Emilio Casalini ha incontrato moltissimi studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado perché in loro ha visto l’immenso potenziale in grado di valorizzare i territori con idee nuove ma senza perdere la suggestione delle tradizioni e delle radici. Per questo, oggi ha un punto di vista chiaro su come valorizzare i giovani talenti: “È facilissimo, basta cambiare tutto quello che stiamo facendo, è un disastro!” Nessun indorare la pillola quando si esprime sulla formazione nelle scuole italiane, e provocatoriamente aggiunge: “Bisogna cambiare tutto…”. Dovremmo smettere di insegnare il nozionismo ormai diffuso secondo Emilio, ma stimolare le giovani menti e accompagnarle, dai 5 ai 25 anni, nel comprendere la propria dimensione. Spesso, i metodi formativi adottati fino a oggi fanno sì che i giovani arrivino all’università totalmente impreparati sul mondo, sulla cultura di base. Emilio intravede due strade principali: l’iper specializzazione o l’approccio a volo d’angelo, la bird view, per dirla nel linguaggio giovanile, scegliendo sulla base delle proprie inclinazioni e stati d’animo. Perché c’è “bisogno di persone che gestiscano i nostri territori e creino connessione”.
Sei ingredienti per costruire sogni grandi
Emilio afferma di non avere ricette, ma quando gli chiediamo se vuole aggiungere qualcosa che non gli abbiamo chiesto lui sorride e ci dice: “Una cosa che sembra banale, ma secondo me non lo è: credere nei sogni perché è la cosa più preziosa che abbiamo!”.
Così, volendo provare a racchiudere il suo viaggio in una sorta di lista di ingredienti per impastare sogni grandi, ecco la nostra proposta:
- Correre il rischio: le strade si conoscono solo percorrendole
- Essere consapevoli: essere onesti e leali con se stessi nel chiedersi cosa si vuole davvero
- Alimentare la curiosità: osservare tutto e costruire relazioni grazie alle quali si scopriranno nuove strade e nuove idee
- Irrobustire la tenacia: provarci sempre e cercare modi funzionali ai proprio obiettivi
- Accogliere il fallimento: eliminare la parola scoraggiarsi davanti alle infinite difficoltà, soprattutto di fronte ai proprio errori
- Formarsi: guidare se stessi in percorsi anche bui, ma sentire sempre il prato sotto i piedi nudi
Ecco l’intervista a Emilio Casalini:
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