L’America pop della McMusa e il suo senso di libertà: chi è Marta Ciccolari Micaldi?
La McMusa è molte anime insieme, così perfettamente unite da lei, Marta Ciccolari Micaldi, da far venir voglia di chiudere gli occhi e sentire questa intervista, prima ancora che ascoltarla.
Le sensazioni guidano la conoscenza.
Si preoccupa di essere chiara, lei che dell’arte del raccontare ha fatto un lavoro. E forse sta lì uno degli ingredienti segreti che proprio Marta indica tra i fondamentali: l’umiltà di voler imparare per “Darsi la possibilità di essere più brava”. E come nasce la McMusa? Una visione inconsapevole, forse, già nella scelta del nome: le iniziali di Marta Ciccolari Micaldi e l’inconfondibile acronimo U.S.A. (United States of America), diventano presto “la cifra stilistica” di tutto il suo lavoro, come lei stessa dice. I rimandi sono chiari: America pop, fast food, on the road. E la letteratura, naturalmente, “Come chiave accessibile per riuscire a raccontare una realtà e una cultura complessa come quella degli Stati Uniti”.
Una storia fatta di scelte libere
Il giorno in cui Marta sceglie di consegnare in bianco la sua prova di dottorato: “Perché sapevo che avrei prodotto qualcosa di mediocre” subito dopo va a fare un giro per le strade di Roma, dove si trovava. Senza alcun rammarico o senso del fallimento, tutt’altro: “Sentivo la parte più indipendente di me, seguivo un’intuizione e consegnare in bianco mi ha fatto sentire libera” ci dice con sorriso e forse un punta di orgoglio, anche se in quel momento non era previsto un piano B. Certo, sembrerebbe una scelta ardita, coraggiosa, ma viene da domandarsi se non sia necessario più coraggio per una vita alla quale non si sente di appartenere. Marta Ciccolari Micaldi sentiva di appartenere ad altro e ha preferito nutrire quell’istinto di libertà, imparando a veicolare il suo viscerale scalpitare in uno spazio più creativo. Comincia così con la scrittura di uno suo blog e pian piano accomuna alcune delle sue diverse anime: quella di giornalista, di studiosa dell’America pop e quella libera che per molte cose può rispondere solo a se stessa. Ed è una bella consapevolezza, ma anche una grande responsabilità impersonare l’unicità della propria professione: “Il mio lavoro è anche la mia passione, questo fuoco e questo interesse che non si spengono mai, sono molto preziosi”.
Chi è dunque la McMUsa?
Le sue parole arrivano agli indirizzi e-mail (e non solo) di moltissimi italiani come un dono letterario prezioso. Parole come armamentario necessario per spiegare un Paese mitizzato e detestato forse in egual misura. Il Paese dove la McMusa ha soggiornato per periodi medio-lunghi, Stato per Stato: nei quartieri, nei motel, tra la gente, nell’America profonda. E proprio qui, conduce gli italiani, dando forma a ciò che prima era solo immaginato. “Luoghi che io scelgo perché chi viaggia con me faccia esperienza degli Stati Uniti” ci racconta, e aggiunge di non pensare solo alla casa di Hemingway o alla location di Pomodori Verdi Fritti. Marta elabora gli itinerari dei suoi book riders studiando a lungo, curando i dettagli di quell’esperienza, fatta soprattutto di libri, di letture sui luoghi descritti e vissuti proprio in quei libri, di cene nei tipici diner americani e di strade immense percorse in automobile, di sorprese e imprevisti.
I book riders sono anche i suoi viaggiatori: con loro condivide l’intero viaggio, crea legami e da loro impara anche, perché una cosa ci arriva chiara: la McMusa è una donna che nemmeno per un nanosecondo si pone come chi ha solo da insegnare: lei condivide quel che sa. E sa molto, di molte cose. Conosce bene, per esempio, il valore dell’apprendere anche dai colleghi, della consapevolezza di un lavoro su se stessa per comprendere quali siano i confini equilibrati di sé e del mondo.
A dieci anni dal blog, la McMusa oggi
Marta osserva e ascolta, gli Stati Uniti innanzitutto, ma anche i bisogni del suo progetto. E sì, perché dopo dieci anni di crescita il blog è diventato una piccola azienda: “Ho studiato molto quello che non sapevo, soprattutto imprenditoria e comunicazione, ma ho imparato a delegare perché non è poi così vero che devo fare tutto io. Se si lavora con persone dai valori in comune ai tuoi, a volte scopri che fanno le cose molto bene e forse anche meglio, in alcuni casi”. La sua migliore amica e socia, Valeria Sesia, per esempio, mantiene un faro sempre acceso su ciò che sa bene essere importante per il lavoro della McMusa e, assieme a lei, è anche coautrice e voce del podcast Pop Corn, dedicato all’entertainment americano.
E proprio i podcast sono un punto fermo di quello che è diventato oggi il progetto di Marta: “Ho cominciato la mia attività professionale dopo un lungo soggiorno negli Stati Uniti nel 2013, volevo raccontare quello che io avevo scoperto e stavo scoprendo dell’America e volevo farlo usando la mia passione e la mia competenza più grande: la letteratura, rimasta sempre centrale nel corso di questi dieci anni. Ma non la letteratura come qualcosa di intellettuale o di elitario e che crea distanza, tutt’altro”.
La letteratura come modalità per tenere insieme tutte le anime della McMusa e quelle ancora più diverse e complesse della società e della cultura degli Stati Uniti. La necessità del legame e della libertà, dunque, della fedeltà a se stessi e dell’innovazione, della prossimità e della lontananza, tutto usato come lunghezza focale delle fotografie letterarie della McMusa.
Guarda l’intervista completa e scopri tutto quello che ci ha raccontanto la McMusa!
Lascia un commento